Nascita di un mito
Pur se l'invenzione del
motore a scoppio è di origine tedesca, è in Francia che vanno cercate le
origini della prima vettura da gara e della prima gara automobilistica.
Nel 1887 il quotidiano francese Le Vèlocicipède, organizzò una corsa da
Parigi a Versailles, ma non ebbe il successo sperato, poiché si iscrisse
una sola vettura.
Andò meglio ad un altro giornale, Le Petit Journal, che offrì 5000 franchi
al pilota della macchina che avesse vinto una gara di 130 Km da Parigi a
Rouen. I partecipanti furono 21 e la vittoria andò al Conte De Dion che
coprì la distanza alla media di 18,5 Km/h, inclusa una sosta per il
pranzo! Ci si rese subito conto della potenzialità di successo che poteva
avere questo tipo di manifestazione. Nacque così l'Automobile Club de
France (ACF) che organizzò regolarmente delle gare, da città a città, fino
al 190, quando furono bandite a causa di un drammatico incidente dove
persero la vita otto persone, tra cui il progettista Marcel Renault.
Nel 1906 l'ACF stila un regolamento e organizza quello che è da tutti
considerato come il primo gran premio della storia. Potevano parteciparvi
vetture non più pesanti di 1000 Kg e ogni costruttore poteva far correre
non più di tre macchine. La gara si svolse nell’arco di due giorni per un
totale di 1250 Km, suddivisi in 12 tappe, e il circuito si snodava per 100
Km attorno a Le Mans. La corsa iniziò martedì 26 giugno alle 6.00. Le
macchine furono portate sulla linea di partenza, trainate da cavalli e il
primo a prendere il largo fu Gabriel, al volante di una De Dietrich. Delle
22 vetture partite, il primo giorno ne arrivarono 17 per ridursi a 11 alla
fine della gara, che fu molto dura e selettiva, senza esclusione di colpi
bassi fra i partecipanti tanto che le cronache inglesi dell'epoca
dipingevano i francesi come un popolo antisportivo. La vittoria andò all'
ungherese Ferenc Szisz che precedette di 30 minuti Felice Nazzaro.
I resoconti della gara mostrano un quadro simile a quello odierno: Renault
e Fiat dominarono, conquistando le prime due posizioni.
Contemporaneamente scoppiò la guerra degli pneumatici fra Michelin e
Dunlop. I costi, già allora, erano astronomici e si calcola che ogni
costruttore abbia speso almeno 880 milioni di euro, in valuta attuale, per
partecipare alla competizione.
Uno dei più grandi interpreti di queste pionieristiche vetture fu il
nostro Tazio Nuvolari, unanimemente considerato il più grande pilota di
tutti i tempi.
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Nasce la Formula 1
Nel 1950 viene
introdotto un campionato piloti, la cui classifica viene stilata in base ai
risultati conseguiti in sette gare:
L'inclusione di
quest'ultima gara viene fatta nel tentativo di promuovere la Formula 1 anche
negli Stati Uniti, ma la cosa, come si sa, non ebbe molto successo: bisognerà
aspettare solo gli ultimi anni per avere un Gran Premio degli Stati Uniti, il
cui successo sarà dovuto in larga parte ai successi e alla fama acquisiti dalla
Ferrari negli USA.
L' Alfa Romeo si iscrive a questo nuovo campionato con un team composto da tre
grandissimi piloti dell'ante guerra, Giuseppe Farina, Luigi Fagioli e Juan
Manuel Fangio. La scuderia che dà loro più filo da torcere è la Ferrari, che
però manca ancora di affidabilità e, alla fine, il campionato diventa una sfida
tra i tre piloti dell'Alfa. La gara finale, a Monza, incoronerà Farina primo
Campione del Mondo di Formula 1. Al via Fangio scatta subito in testa, ma sarà
costretto al ritiro dalla rottura del cambio, dando così via libera a Farina che
vince gara e mondiale.
Anche il campionato del 1951 sembra destinato ad un dominio Alfa, ma questa
volta la Ferrari affianca, al suo pilota Froilan Gonzales, la fantastica coppia
Alberto Ascari - Luigi Villoresi. Fangio vince subito la gara di apertura in
Svizzera ma il Gran Premio di Germania, reinserito quell'anno nel mondiale, vede
Ascari primo sul traguardo. Nell'ultima gara a Pedrables in Spagna. Fangio deve
gestire un vantaggio di 28 punti su Ascari e, con la possibilità di guadagnarne
25, l'esito del mondiale appare già scontato. Alberto Ascari, comunque, lotta,
conquistando la pole position, ma in gara è costretto al ritiro a causa di
problemi agli pneumatici: l'argentino ha così via libera e domina la gara,
conquistando il suo primo titolo iridato.
La Ferrari ha perso anche questa volta l'assalto al titolo, ma ha ridotto
decisamente le distanze dall'avversario italiano. Da parte sua l'Alfa Romeo si
trova in difficoltà finanziarie, che le impediscono di sviluppare ulteriormente
la monoposto: vistasi quindi impossibilitata a difendere il titolo, la casa
italiana decide di lasciare le corse, nelle quali rientrerà solo negli anni '80.
La stagione del 1952 e quella successiva vengono dominate dalla Ferrari, che
conquista 30 delle 33 gare principali: Fangio, però, non è in grado di difendere
il titolo a causa di un incidente in una gara extra campionato che gli causa la
rottura del collo. In sua assenza Ascari vince tutte le gare alle quali
partecipa, conquistando così il titolo mondiale, bissato l'anno successivo. In
quello stesso anno fa il suo debutto il team inglese Cooper-Bristol che ha
scelto Mike Hawthorn come pilota di punta. Il giovane inglese si ritroverà,
l'anno dopo, in casa Ferrari, dove avrà come compagni di squadra i due campioni
del mondo Ascari, uscente, e Farina, il primo a vincere l'iride, e il veterano
Villoresi. Il britannico, proprio quell'anno, diventerà il primo della sua terra
a vincere un Gran Premio di Formula 1 dopo che, nel 1938, Richard Seaman vinse
su Mercedes il Gran Premio di Germania, ai tempi delle prime, pionieristiche,
gare automobilistiche: il suo trionfo verrà decretato nel Gran Premio di
Francia, corso sul circuito di Reims
L'era anglosassone
Le
squadre inglesi si fanno notare sempre più frequentemente alle griglie di
partenza dei Gran Premi. L'olandese Tony Vandervell esce dalla BRM.
la prima e più grande scuderia britannica, entrata nel frattempo in crisi,
e si mette in proprio: sarà Stirling Moss a guidare alla vittoria una di
queste nuove auto al Trofeo Internazionale di Silverstone.
Ferrari e Maserati, comunque, continueranno a vincere grazie alla bravura
di piloti come Fangio e Hawthorn, anche se ormai per le auto italiane i
tempi sono cambiati e le rosse non riescono più a dominare in questo sport
come hanno fatto dopo la seconda guerra mondiale. Il Gran Premio di Gran
Bretagna del 1957 vede la partecipazione di tutte le auto delle scuderie
britanniche: le tre Vanwall guidate da Moss, Brooks e Stuart Lewis-Evans,
le 2 BRM e le 3 Cooper, una delle quali guidata da Brabham: alla fine sarà
Stirling Moss a trionfare, vincendo il Gran Premio di casa.
Il 1958 è un anno importante: da un lato la Maserati si ritira dalle
corse, dall'altro l'introduzione di nuove regole, che impongono alle
vetture la benzina come carburante, al posto dei finora usati alcool o
metano. La Ferrari si prepara alla nuova sfida con la 246 Dino, affidata a
Hawthorn, alla fine trionfatore nella corsa al titolo, Peter Collins e il
talentuoso italiano Luigi Musso. La Vanwall può contare ancora una volta
su Moss, Brooks e Stuart Lewis-Evans, mentre la Cooper riconferma Brabham
e Roy Salvadori.
La stagione è nel segno dei britannici, soprattutto di Moss, Brooks ed
Hawthorn che, come detto, vincerà il titolo, conquistato con appena un
punto di vantaggio sul connazionale Moss.
La stagione trionfale per i colori britannici è però macchiata da alcuni
tragici eventi: prima, a Nurburgring, sarà Collins a perdere la vita,
quindi nell'ultima gara, il Gran Premio del Marocco, Lewis-Evans uscirà di
pista. La sua monoposto prenderà fuoco e le gravi ustioni riportate dal
pilota lo condurranno alla morte, sei giorni più tardi. Hawthorn, scosso
da tali eventi, si ritira dalle corse in dicembre, morendo in un incidente
d'auto il gennaio successivo.
L'anno successivo (1959) avviene un cambio generazionale: senza più
Hawthorn e Collins, periti, e Fangio ritirato, al pari di Vanwall, che ha
deciso di abbandonare la Formula 1, e con Maserati, Mercedes e Alfa Romeo
ormai un semplice ricordo per gli appassionati, il solo costruttore che
sembra attivamente impegnato è la Cooper. In collaborazione con il pilota
e ingegnere australiano Jack Brabham, progetta un'auto a motore posteriore
con propulsore Coventry-Climax 2500. Questo nuovo motore, più leggero di
quello tradizionale (484 kg contro 673 kg), e la sua posizione (nella
parte posteriore della vettura) permette alle squadre minori, come la
Brabham, la McLaren e la Surtees, di gareggiare senza complessi di
inferiorità contro avversari tecnologicamente più avanzati e ricchi: i
primi risultati si vedono a Montecarlo, prima gara della nuova stagione,
vinta da Brabham. Questo è solo il preludio di una stagione esaltante che
vedrà una lotta serrata tra Brabham, Moss e Brooks per la conquista del
titolo e tra Cooper e Ferrari per la conquista della Coppa Costruttori:
alla fine saranno proprio Brabham e Cooper a vincere i rispettivi titoli.
Brabham e la Cooper si riconfermano nel 1960, al pari del giovane Bruce
McLaren, giovane pilota neozelandese che aveva esordito, proprio con la
Cooper, l'anno prima. Inoltre questa stagione segna l'abbandono ai motori
da 2 litri e mezzo. Le nuove norme per la stagione 1961, infatti, vietano
del tutto la sovralimentazione e fissano per le auto un peso minimo di 450
kg e 1500 cc di cilindrata.
Le nuove regole vengono accolte con disappunto: molti si lamentano del
fatto che le vetture, così limitate, avrebbero perso potenza e quindi
anche l'interesse degli appassionati. In effetti le scuderie britanniche
sono le più colpite, non avendo ancora a disposizione motori conformi,
mentre la Ferrari, più avanti nello sviluppo del suo motore, ne risulta
avvantaggiata: le rosse dominano la stagione con gli statunitensi Phil
Hill, alla fine campione del mondo, e Richie Ginther e con il tedesco
Wolfang Von Trips. Nasce, però, qui la leggenda di Montecarlo, che lo
vuole come un Gran Premio in cui fare un pronostico sul vincitore, per
quanto certo, è sempre azzardato. Infatti Stirling Moss, con una Lotus
dell'anno precedente, e quindi in evidente stato di inferiorità, conquista
alla fine la vittoria nel Gran Premio di Monaco.
Il 1962 è un anno terribile per la Ferrari: moltissimi tecnici ed
ingegneri abbandonano la scuderia, a causa dei soliti problemi di politica
interna. In conseguenza il team decide di schierare, in pratica, le stesse
vetture dell'anno precedente, avvalendosi dell'ausilio del campione del
mondo, affiancato da Willy Mairesse, Ricardo Rodriguez, Giancarlo Baghetti
e Lorenzo Bandini. Le altre scuderie presenti sono la tedesca Porsche con
Dan Gurney e Jo Bonnier, mentre alla guida della Lotus ci sono Trevor
Taylor e il grande Jimmy Clark, il nuovo pupillo di Colin Chapman, il
patron della scuderia. Quindi la BRM si affida a Graham Hill e Richie
Gintheer, rispettivamente primo e secondo pilota, mentre la Cooper ha
Bruce McLaren e Tony Maggs. Nel frattempo Brabham è impegnato nella
preparazione delle sue vetture, che debutteranno più avanti nella
stagione. Con queste premesse parte un'altra entusiasmante stagione che
vedrà una lotta accesa tra Clark e Graham Hill, che alla fine, sulla sua
BRM, conquisterà il titolo mondiale: un ottimo risultato per un uomo che
ha iniziato come meccanico, e che aveva preso la patente appena nove anni
prima e con solo sei anni di esperienza nel mondo delle
corse.
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