Le schede anagrafiche piloti
Nazionalità |
Canadese |
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Data di Nascita |
18 Gennaio 1950 |
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Morto | l'8 Maggio 1982 a Zolder (Belgio) in seguito ad un incidente) | ||||||||||||||||
Luogo di nascita |
Saint Jean-sur-Richelieu, Chambly, Quebec (Canada) |
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Carriera con la Ferrari |
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Stagioni |
6 (1977-1978-1979-1980-1981-1982) |
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GP disputati |
66 |
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Gran premi vinti |
6 (Canada 78; Sud Africa, USA West e USA East 79; Montecarlo e Spagna 81) |
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Secondi posti |
5 |
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Terzi posti |
2 |
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Quarti posti |
2 |
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Quinti posti |
3 |
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Sesti posti |
3 |
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Titoli mondiali vinti |
- |
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Pole position |
2 (USA West 79 e San Marino 81) |
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Risultati nel campionato del mondo F1 con la Ferrari |
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1978 (Ferrari 312 T3) |
9° (17 punti |
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1979 (Ferrari 312 T4) |
2° (47 punti(53)) |
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1981 (Ferrari 126 CK |
7° (25 punti) |
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1982 (Ferrari 126 C2) |
15° (6 punti) |
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Profilo: Appassionatosi di automobili durante i primi anni di vita, diede inizio alla propria carriera sportiva partecipando a gare tra motoslitte nella nativa provincia del Québec. Successivamente passò alla guida delle monoposto, e nel 1976 vinse sia il Campionato di Formula Atlantic canadese che quello statunitense. Un anno più tardi la McLaren fece esordire Villeneuve in Formula 1 al Gran Premio di Gran Bretagna 1977; nel corso della medesima annata la Scuderia Ferrari, campione in carica dei costruttori, lo ingaggiò per le ultime due gare stagionali al Mosport Park (Canada) e al Circuito del Fuji (Giappone) in sostituzione di Niki Lauda. In quattro anni con la scuderia di Maranello fece registrare sei vittorie in Gran Premi e un secondo posto nel Mondiale 1979 alle spalle del compagno di squadra Jody Scheckter. Morì in uno schianto a 225 km/h con la March di Jochen Mass durante le qualifiche per il Gran Premio del Belgio 1982. Villeneuve al momento del decesso era molto popolare tra gli appassionati, e da allora è diventato un simbolo della storia dello sport. Suo figlio Jacques sarebbe diventato nel Campionato Mondiale di Formula 1 1997 il primo – e, a tutt'oggi, unico – canadese campione del mondo dei piloti di Formula 1. Le Formule minoriGilles iniziò a correre con le motoslitte insieme a suo fratello, Jacques, insieme al quale, su quella peculiare tipologia di mezzo, si era allenato sin da bambino, per divertimento. Già nelle prime gare a livello professionistico entrambi riuscirono a ottenere risultati di rilievo, iniziando a rendere noto il nome Villeneuve. Dover controllare una motoslitta dalla stabilità decisamente precaria, con visibilità azzerata dagli spruzzi di neve, rese Gilles coraggioso e capace di prevedere il mezzo, e gli conferì la capacità di controllarlo nelle situazioni e alle velocità più estreme, capacità che gli servì negli anni a venire. Più vinceva e più desiderava passare alle corse d'auto, maggiormente rischiose, veloci, dispendiose e difficili. Vendette la casetta che aveva messo su assieme alla moglie Johanna e si trasferì in un piccolo appartamento; col ricavato dalla vendita riuscì a partecipare al campionato di Formula Ford, in cui ottenne immediato successo, per poi passare l'anno successivo alla Formula Atlantic, con la quale pure vinse subito arrivando però a dover chiedere finanziamenti per completare la stagione 1975, senza peraltro interrompere la serie di vittorie. Proprio la scarsità di denaro condizionò l'apprendistato di Gilles prima della Formula 1. Nel 1976 arrivò il titolo canadese di Formula Atlantic; nel 1977 partecipò nuovamente al campionato e, soprattutto, al Gran Premio Trois Rivieres. La Formula 1Ferrari 126C2
Proprio in quella gara minore, alla quale partecipavano numerosi piloti di Formula 1, vinse davanti al campione in carica della medesima, James Hunt, il quale lo propose al team manager della McLaren Teddy Mayer, che gli organizzò dei test e la partecipazione al Gran Premio di Gran Bretagna del 1977. Gilles, con un'obsoleta McLaren M23, già sorprese tutti realizzando il miglior giro durante il warm-up del mattino. Si qualificò 9° e terminò 11°, pur con una spia dell'acqua malfunzionante che lo costrinse a perdere molto tempo ai box per verificare eventuali danni al sistema di raffreddamento. Venne tuttavia scartato da Mayer (che gli preferì Patrick Tambay) e fu subito contattato dalla Ferrari, che avendo perso il suo pilota di punta gli propose di prendere parte agli ultimi Gran Premi della stagione. Subito venne soprannominato "l'Aviatore" a causa del suo stile di guida aggressivo, che lo coinvolse spesso in spettacolari incidenti, come nel Gran Premio del Giappone, allorquando entrò in collisione con la Tyrrell a 6 ruote di Ronnie Peterson, si staccò dal suolo e ricadde su alcuni spettatori appostati troppo vicini alla pista in zona vietata, uccidendone due.
Ma le vittorie non tardarono ad arrivare: ottenne la sua prima in Formula 1 nel natio Québec, nel Gran Premio del Canada del 1978, tenutosi sul Circuito di Montréal. Il suo stile di guida era meraviglioso a vedersi, esaltava il pubblico, e addirittura i meccanici dichiararono di riuscire a capire quali erano le parti del cambio usate da lui o viceversa da Reutemann solo toccandole. Ma i veri successi giunsero nel 1979, anno in cui al volante della sua Ferrari terminò al 2º posto della classifica del Campionato del Mondo, preceduto dal compagno di squadra e amico Jody Scheckter di soli 4 punti. Quell'anno è ricordato dagli appassionati di Formula 1 anche per la piazza d'onore del Gran Premio di Francia, disputatosi a Digione, in cui la sua Ferrari e la Renault Turbo di René Arnoux furono protagoniste di un memorabile duello ruota contro ruota durato tre giri e che, alla fine, vide prevalere Villeneuve. Questo, all'unanimità, è considerato uno dei momenti più spettacolari e intensi di sempre nella storia della Formula 1. Le sue 6 vittorie sono tra quelle con il più alto tasso di astuzia tattica e sensibilità di guida nella storia di questo sport. Meravigliosa fu la vittoria di Gilles al Gran Premio di Monaco del 1981 per quello che fu il primo trionfo della storia di una vettura con motore turbo sul circuito del principato. A questa fece seguire un classico della guida difensiva, al Gran Premio di Spagna, allorché si tenne alle spalle 4 vetture dalla evidente miglior tenuta di strada mercé una grinta indefessa supportata dalla maggior velocità in rettilineo della sua monoposto. Incredibile anche il terzo posto raggiunto in Canada sotto un vero e proprio diluvio guidando per diversi giri con la visuale completamente accecata dall'alettone anteriore danneggiatosi (e poi staccatosi definitivamente) in seguito ad un urto con la vettura di Derek Daly. Nel 1982, ad Imola, per una questione di regolamento legata al peso minimo della vettura, Lotus, Brabham, McLaren non parteciparono. C'erano invece Renault, Alfa Romeo, Osella, Toleman e Tyrrell. Per le veloci Ferrari, prive di reali avversarie, a parte le Renault precocemente uscite di scena per la rottura delle turbine, la gara si preannunciò come un'esibizione con arrivo in parata. Villeneuve e Pironi si danno gran battaglia in una sorta di gioco per divertire il pubblico. Ma al 50º giro quel gioco sembrò prendere la mano di Pironi, forse stanco di vivere all'ombra del collega amatissimo beniamino del pubblico ferrarista. Al 50º giro la Ferrari di Gilles era al primo posto. Gli accordi di scuderia prevedevano che chi era al comando ci restasse fino alla fine, ma il francese sfidò il compagno di squadra con manovre "con il coltello fra i denti" che rischiarono di compromettere la gara di entrambi. Ai box si preoccuparono ed il cartello "slow" esposto ai piloti era eloquente, ma Pironi superò nuovamente Villeneuve al 54º giro. Il cronologico dimostra che quando Villeneuve era in testa i tempi sul giro erano decisamente più alti, per poi venire abbassati da Pironi (che quindi "tirava" nonostante le indicazioni dai box) quando era quest'ultimo a condurre la gara. A due tornate dalla fine Gilles, deciso a non farsi scippare la vittoria, attaccò nuovamente il compagno con una staccata al limite alla curva Tosa. All'ultimo giro, ancora alla staccata della curva Tosa, Didier si riportò in testa e tagliò vittoriosamente il traguardo. Dopo l'arrivo scoppiarono subito le polemiche: sia i tifosi che i giornalisti erano increduli. Molti pensarono ad un coup de théâtre ferrarista per dimostrare ai rivoltosi inglesi che bastavano due Ferrari per dare spettacolo e riempire i giornali. Gilles però era visibilmente scosso: il volto tirato, l'aria offesa, sembrò non voler salire la scaletta che porta al podio dove poi ignorò totalmente Didier che pure cercava di coinvolgerlo nella festa alzandogli pure il braccio per riconoscere i suoi meriti. Nei giorni seguenti il pilota canadese ebbe parole amarissime per quella amicizia tradita. Alla sua delusione si aggiunsero le parole di Enzo Ferrari che nel tentativo di minimizzare l'accaduto e smorzare le polemiche non difese apertamente il pilota dichiarando che "non è importante chi vince purché vinca una Ferrari". Il pilota canadese nelle passate stagioni si era guadagnato il ruolo di prima guida e la promessa di essere sostenuto dalla squadra nella sua corsa al titolo mondiale dimostrando la propria lealtà verso la Ferrari, aiutando in maniera decisiva Jody Scheckter nella conquista del titolo piloti 1979. Inoltre non si deve dimenticare il grande sacrificio del pilota nello sviluppo del motore turbo, con molte gare finite dopo pochi metri in una nuvola di fumo. Tradito dal suo compagno di squadra, Gilles si sentì abbandonato anche dalla Ferrari. Prima di Zolder corsero voci che il pilota canadese fosse in procinto di passare ad un'altra squadra, segnatamente la Williams. Si dice anche che Gilles volesse fondare una propria scuderia. Circolò sui giornali una frase che Gilles avrebbe rivolto al DS Ferrari Marco Piccinini dopo aver capito che la Scuderia non avrebbe punito Pironi per l'accaduto: "Adesso cercatevi un altro pilota". Vere o no, queste voci testimoniano il clima avvelenato in cui si giunse al tragico finale della vicenda. La morte
Sono passate due settimane da Imola e la situazione in casa Ferrari è tesissima. I due piloti non si sono chiariti, nonostante i tentativi di Pironi, e tra i due permane una cortina di silenzio. È l'8 maggio 1982, ore 13:52 a Zolder, mancano pochi minuti al termine delle qualifiche del sabato: Villeneuve è indietro, è sesto. È soprattutto dietro a "quello lì" come ora chiama Didier, che è terzo. Gilles, ormai in procinto di rientrare ai box su ordine del direttore tecnico Mauro Forghieri[1][2] affronta la chicane alle spalle dei box e successivamente la discesa che immette alla curva 'Terlamenbocht', la curva del bosco. È in quinta piena quando improvvisamente si trova davanti la più lenta March numero 17, guidata da Jochen Mass, il quale lo vede arrivare e si sposta subito a destra, pensando che il canadese lo superi a sinistra; Villeneuve, invece, nella stessa frazione di secondo pensa che Mass si sposti a sinistra, perché vuole affrontare la Terlamen all'interno, lungo la traiettoria più veloce, e anch'egli va quindi verso destra. La collisione è inevitabile: la Ferrari numero 27 urta, con la ruota anteriore sinistra, quella posteriore destra di Mass. La vettura decolla, fa alcune piroette in aria per poi schiantarsi violentemente contro un terrapieno a bordo pista, impuntandosi nella terra molle con la tremenda energia cinetica di un'auto lanciata a 260 km/h che rilancia la vettura in aria, priva di gran parte dell'avantreno. Gilles fu proiettato, con le cinture di sicurezza divelte che si trascinavano dietro ancora il sedile della sua Ferrari, contro le reti di protezione; atterrò sulla spalla destra e con il corpo strappò la prima rete di protezione; successivamente, sbatté violentemente il collo su un paletto di sostegno della seconda rete metallica. Nell'urto il casco si strappò e rotolò vicino a lui. Immediatamente soccorso, apparve subito evidente che le sue condizioni erano gravissime: il pilota era cianotico e con il viso ed il collo edematosi. Gli fu effettuato il massaggio cardiaco e venne trasportato in elicottero alla clinica universitaria di Lovanio: un'equipe di medici rianimatori era già pronta per prestargli le prime cure, ma essi si trovarono di fronte ad un corpo inanimato che presentava solo deboli segni di attività vegetativa e si resero conto che non c'era più nulla da fare. Infatti, la diagnosi fu rapida e sconsolante: l'impatto con quel paletto, la tremenda decelerazione (calcolata in 27g) o, più probabilmente, la violentissima trazione esercitata sul collo dalle cinture di sicurezza nel momento in cui il sedile si era staccato dal telaio, avevano causato una lesione del tronco encefalico e la rottura (con conseguente distacco) delle vertebre cervicali con gravissime lesioni midollari. In poche parole, il cervello non mandava più impulsi al cuore che, insieme all'apparato respiratorio, svolgeva ancora le sue funzioni praticamente per inerzia. Gilles, ricoverato in terapia intensiva, fu dichiarato clinicamente morto alle 21:00 ora locale. I medici dichiararono che se anche, per assurdo, egli fosse sopravvissuto, sarebbe comunque rimasto paralizzato dal collo in giù ed in uno stato puramente vegetativo per quel che gli sarebbe restato da vivere. Ricevuta questa infausta prognosi, alle ore 21:12 la moglie Johanna diede l'autorizzazione a staccare la macchina cuore-polmone che lo teneva in vita. Il corpo di Gilles fu riportato in Canada il giorno successivo; dopo le esequie a Berthierville, la salma del pilota fu cremata. Da allora, Gilles Villeneuve è entrato nella storia e, pur non avendo mai vinto un titolo mondiale, la sua breve, ma intensa carriera ha fatto di lui un mito della Formula 1. L'eredità di Villeneuve
Nel piccolo cimitero di Berthierville una lapide ricorda il pilota canadese, le cui ceneri furono riportate a Montecarlo dalla moglie Johanna. Al suo funerale parteciparono molti piloti di ogni categoria, giunti a rendere omaggio a quello che era il più temerario tra loro. Infatti Villeneuve, dopo la morte di Ronnie Peterson, venne visto come il pilota da battere, e tutti si aspettavano moltissimo dalle sue gare, il lampo di genio, l'azzardo, l'improvvisazione temeraria, la ricerca della traiettoria impossibile da seguire per chiunque, tranne che per lui. Suo figlio Jacques avrebbe seguito le sue orme, crescendo nelle categorie minori certamente in virtù del suo nome ma anche di una indubbia abilità di guida, e dopo aver vinto la 500 Miglia di Indianapolis e il campionato CART nel 1995, col numero 27 sulla scocca, fece il suo debutto in Formula 1 con la Williams-Renault nel 1996, spuntando la pole position e riuscendo quasi a vincere. Si laureò Campione del Mondo appena l'anno successivo. Il circuito sull'Île Notre-Dame, a Montréal, utilizzato per il Gran Premio del Canada e per una gara di Champ Car, fu intitolato a Gilles Villeneuve nel 1982, e nel giugno del 1997, il Canada emise un francobollo in onore del suo pilota più celebre. ParticolariCaratteristico di Gilles Villeneuve fu il casco, inizialmente nero, poi blu con due strisce rosse ai lati a disegnare il giglio blu a tre punte stilizzato, il simbolo del Québec (il disegno si capisce guardando il casco da sopra la calotta), (disegno ripreso poi dal figlio Jacques a inizio carriera, ma successivamente cambiato con i colori dell'iride al posto del rosso) e soprattutto il numero 27, usato da Gilles negli ultimi due anni, 1981 e 1982, alla Ferrari, e mantenuto per alcuni anni in seno alla scuderia congiuntamente al 28. Dopo il tragico incidente occorsogli, si era ipotizzato, in seno alla FIA, di eliminare per sempre il numero 27 dalla numerazione delle vetture di Formula 1 per ragioni puramente scaramantiche (da sottolineare che già non è presente il numero 13 sulle monoposto): nel 1975, infatti, il pilota statunitense Mark Donohue, morì in un altro incidente ed il numero della sua vettura era, per l'appunto, il 27, ma poi non se ne fece più nulla. Fu infatti cambiato solo in occasione dell'arrivo di Prost (che per regolamento portò i numeri 1 e 2 di campione del mondo) e poi di Michael Schumacher, questa volta definitivamente. Ancora oggi, a 28 anni di distanza, Gilles vive nell'immaginario dei tifosi. Di lui si ricordano le uscite di curva sempre al limite, i sorpassi impossibili e, soprattutto, il cuore che metteva in ogni metro di ogni corsa, indipendentemente dalla posizione o dalle contingenze del momento. Nel 1987, in una gara di motonautica, perse la vita anche Didier Pironi; pochi mesi dopo la moglie Catherine partorì due gemelli, a cui mise i nomi Didier e Gilles. Risultati in F1 |
Nazionalità |
Sudafricana |
Data di Nascita |
29 Gennaio 1950 |
Luogo di nascita |
East London (Sud Africa) |
Carriera con la Ferrari |
|
Stagioni |
2 (1979-1980) |
GP disputati |
27 |
Gran premi vinti |
3 (Belgio, Montecarlo e Italia 79) |
Secondi posti |
3 |
Terzi posti |
- |
Quarti posti |
4 |
Quinti posti |
2 |
Sesti posti |
1 |
Titoli mondiali vinti |
1 (1979 Ferrari) |
Pole position |
1 (Montecarlo 79) |
Risultati nel campionato del mondo F1 con la Ferrari |
|
1979 (Ferrari 312T4) |
1° (51 punti(60)) |
1980 (Ferrari 312T5) |
19° (2 punti) |
Profilo: Jody Scheckter è un ex pilota automobilistico e imprenditore sudafricano. Vincitore di 10 Gran Premi fu campione del mondo di Formula 1 nel 1979 con la Ferrari. Formula 1Nato da genitori lituani di origine ebraica, frequenta il Selborne College in patria prima di trasferirsi in Gran Bretagna nel 1970. Debutta nel 1972 con una McLaren Ford, disputando solo il Gp degli Stati Uniti a Watkins Glen arrivando nono. L'anno seguente disputa altri 5 GP sempre con la McLaren non ottenendo risultati di rilievo, pur facendosi notare spesso nelle prime posizioni. Verrà anzi ricordato per una serie impressionante di incidenti, uno dei quali davvero spaventoso e causato da un suo testa coda al GP di Gran Bretagna, sul circuito di Silverstone, dove vengono coinvolte una dozzina di vetture e che costò la carriera ad Andrea De Adamich. A seguito di questo incidente, su pressione di Emerson Fittipaldi e Jackie Stewart, la McLaren lo mette fuori squadra fino al GP del Canada dove ha nuovamente un incidente con la Tyrrell di François Cevert che, sceso dall'auto infuriato, minaccia addirittura di aggredirlo. Tragicamente scomparso il pilota francese nella gara successiva a Watkins Glen, Jody, già accordatosi con la Tyrrell per un posto da seconda guida, si ritrova caposquadra, disputando tutta la stagione. Arrivano le prime due vittorie in Svezia e Gran Bretagna con altri numerosi piazzamenti in zona punti che gli consentiranno di ottenere il terzo posto finale nella classifica piloti, dopo aver combattuto con Emerson Fittipaldi e Clay Regazzoni fino all'ultima gara di Watkins Glen. Nel 1975 e 1976 è sempre alla Tyrrell dove ottiene altre due vittorie e podi vari. Nel 1977 passa alla Wolf, vettura debuttante in formula 1, ma che si dimostra subito molto competitiva. Il pilota sudafricano lotta per il titolo mondiale con Lauda, ottenendo tre vittorie e numerosi podi, alla fine sarà secondo proprio dietro al ferrarista. Il 1978 dovrebbe essere l'anno della consacrazione, ma la Wolf non è più competitiva come l'anno precedente e non arriva nessuna vittoria. Il passaggio alla Ferrari Nel 1979 passa alla fortissima Ferrari e finalmente si aggiudica il titolo mondiale con tre successi. Il suo rivale più pericoloso è il compagno di squadra Gilles Villeneuve, che però si rivelerà sempre correttissimo nei suoi riguardi, e anzi, in certe occasioni lo aiuterà. Appagato dell'alloro iridato disputa un 1980 al di sotto delle attese e a metà stagione annuncia il suo ritiro dalla massima formula. Ad oggi è l'unico pilota africano ad essersi aggiudicato il titolo mondiale di F1. Vittorie
Risultati in F1 |
Nazionalità |
Francese |
Data di Nascita |
26 marzo 1952 |
Luogo di nascita |
Villecresnes (Francia) |
Morto |
23 agosto 1987 Isola di Wight (incidente motonautico) |
Stagioni |
Dal 1978 al 1982 (1981-1982 Ferrari) |
GP disputati |
68 |
Gran premi vinti |
3 |
Podi |
26 |
Pole position |
4 |
Giri veloci |
1 |
Migliore risultato finale |
2° (1982 Ferrari) |
Profilo: E' stato un pilota automobilistico francese. Ritiratosi dall'automobilismo a causa di un grave incidente è poi deceduto durante una gara di motonautica offshore. CarrieraVince la 24 ore di Le Mans nel 1978 con Jean-Pierre Jaussaud alla guida della Renault Alpine A442B. Pironi esordisce in Formula 1 al Gran Premio d'Argentina 1978 con la Tyrrell. Per la squadra inglese correrà due stagioni complete ottenendo numerosi piazzamenti in zona punti e due podi nel 1979 con un terzo posto al Gran Premio del Belgio ed un altro al Gran Premio degli Stati Uniti-Est. Le buone prestazioni lo fanno approdare nel 1980 alla Ligier, ottima vettura, con la quale otterrà la sua prima vittoria al Gran Premio del Belgio. Il transalpino lotta spesso per le prime posizioni e a fine stagione sarà quinto assoluto nel mondiale con 32 punti. L'anno 1981 l'arrivo in Ferrari Ferrari 126CK Le sue ottime prestazioni gli valgono l’attenzione di Enzo Ferrari che lo ingaggia nella Scuderia Ferrari per la stagione 1981; il primo anno a Maranello è molto difficile, la Ferrari sta infatti adottando per la prima volta nella sua storia un motore turbo, il rodaggio è lento e laborioso e durante la stagione saranno numerosi i ritiri per rottura del turbo. Inoltre Didier deve rapportarsi con un compagno di squadra scomodo come Gilles Villeneuve, vero idolo dei tifosi ferraristi, che malgrado tutte le difficoltà del periodo riesce a cogliere due importanti vittorie. I due comunque (entrambi di madrelingua francese) diventano buoni amici, e a fine stagione Pironi è 13° con 9 punti e qualche bella gara da ricordare come il Gran Premio di San Marino dove è rimasto in testa parecchi giri, prima di un rallentamento dovuto a problemi tecnici. Stagione 1982Il 1982 è l’anno cruciale della sua carriera. La Ferrari 126 C2 che ha tra le mani si dimostra subito molto competitiva e al Gran Premio di San Marino esplode una inaspettata rivalità proprio con il compagno e amico Gilles. I due, che stanno dominando la gara, ricevono l'ordine dai box di rallentare tramite un cartello indicante "SLOW" (in quel momento Villeneuve era primo e Pironi secondo), ma Didier non li considera e inizia a lottare col compagno di squadra: i due si sorpassano e risorpassano più volte, fino all’ultimo giro con Didier che attacca e supera Gilles alla staccata della "curva della Tosa", andando a vincere per la prima volta con la Ferrari un GP. Villeneuve si sente tradito per il mancato rispetto degli ordini di scuderia e non userà mezzi termini per accusare Didier di avergli scippato la vittoria. La storia di per sé già amara di un’amicizia finita diventa tragica con la morte di Villeneuve quindici giorni dopo, durante le prove del Gran Premio del Belgio. Il canadese era sceso in pista appena saputo che Pironi lo aveva sopravanzato in griglia, andandosi a scontrare con la March di Jochen Mass durante il giro di rientro. Malgrado il dolore e lo choc causato dalla tragica scomparsa del campione canadese (con una parte dell'opinione pubblica che ricollegando l'incidente mortale di Villeneuve coi fatti di Imola incolpava Didier di qualche responsabilità morale nella tragedia di Zolder), il campionato procede molto bene con Pironi che ottiene numerosi piazzamenti in zona punti e si ritrova in testa al mondiale. In Canada, dove aveva ottenuto la pole position, rimane coinvolto in un tragico incidente. Al via la sua Ferrari si spegne e rimane piantata in mezzo alla pista e Riccardo Paletti, che partiva in ultima fila, non riesce ad evitarla, e l’urto sarà fatale per il giovane pilota italiano. Essendo quindi distrutta la macchina, alla nuova partenza Pironi è costretto ad utilizzare la vettura di riserva (il cosiddetto "muletto") che non era, ovviamente, messa a punto adeguatamente, e non potrà quindi lottare per la vittoria. Si prosegue con il Gran Premio d'Olanda dove Pironi ottiene la seconda vittoria stagionale e sembra prendere il largo in classifica mondiale. Ma ancora una volta un destino crudele è dietro l’angolo, infatti durante le prove del Gran Premio di Germania, il sabato mattina, Pironi scende in pista per collaudare la vettura con la pista bagnata (la pole position era sua, segnata il venerdì con pista asciutta). Sul lungo rettilineo prima del Motodrom Didier è dietro alla Williams di Derek Daly. Improvvisamente questa esce dalla traiettoria ed il francese pensa che voglia dargli strada. In realtà l'inglese sta solo sorpassando la Renault di Alain Prost che procede ad andatura ridottissima. Nascosta dalla nuvola d’acqua della Williams, compare davanti agli occhi di Didier mentre questi sta accelerando per sorpassare Daly. L’impatto è violentissimo, a causa della grande differenza di velocità, l’auto di Pironi decolla arrivando sin quasi all'altezza degli alberi, e ricade di muso al suolo (quasi come l'incidente costato la vita a Villeneuve), disintegrandosi all'avantreno che si spezza in due, quasi ad angolo retto insieme alle gambe del pilota. La scena che si presenta ai soccorritori è raccapricciante: il pilota è imprigionato nelle lamiere ed urla per il dolore mentre la gambe sono straziate dall'urto. Nei filmati dell'epoca si vede uno dei commissari che si mette le mani nei capelli visibilmente scosso. Ci sono anche Prost e Nelson Piquet che, vedendo le condizioni di Pironi, manifestò problemi di stomaco. Il pilota brasiliano racconterà al giornale Autosprint quei terribili momenti:
Fortunatamente, l'equipe medica guidata dal professor Letournel, luminare francese della chirurgia ortopedica, riesce ad evitare l'amputazione degli arti ma l'incidente significa la fine della carriera. Nel mondiale giunge comunque secondo, grazie ai numerosi punti conquistati. Ritorno in motonauticaLa guarigione è lenta e dolorosa (una trentina le operazioni subite alle gambe) e nel 1986 prova una AGS di F1 durante dei test privati, per vedere se c’è qualche possibilità per un suo ritorno, ma il responso è negativo. Dopo un altro infruttuoso test con una Ligier, decide quindi di buttarsi in un altro sport motoristico ad alte velocità: la motonautica. L’amore è breve ed intenso, riesce anche a vincere delle gare ma il 23 agosto del 1987 trova la morte, insieme agli altri due componenti del suo equipaggio (Bernard Giroux e Jean-Claude Guenard), in un ennesimo tragico incidente durante la gara Needles Trophy Race al largo delle coste dell’isola di Wight. La barca del francese, la Colibrì 4, si ribalta tra le onde di scia della petroliera Esso Avon. Finisce così la sua tormentata storia a soli 35 anni. Pochi mesi dopo la sua morte, la sua compagna Catherine Goux dà alla luce due gemelli, che vengono chiamati Gilles e Didier. Vittorie in F1Risultati completi in Formula 1
Altre vittorie
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Nazionalità |
Francese |
Data di Nascita |
25 giugno 1949 |
Luogo di nascita |
Parigi (Francia) |
Stagioni |
9 dal 1977 al 1979 e dal 1981 al 1986 (1982-1983 Ferrari) |
GP disputati |
123 |
Gran premi vinti |
2 |
Podi |
11 |
Pole position |
5 |
Giri veloci |
2 |
Migliore risultato finale |
4° (1983 Ferrari) |
Profilo: E' un ex pilota automobilistico francese. Vincitore di due Gran Premi, viene ricordato dai ferraristi per la sua vittoria il primo maggio 1983 al Gran Premio di San Marino ad Imola. Ad un anno esatto dalla morte di Gilles Villeneuve Tambay portava la Ferrari numero 27 alla vittoria nel circuito di casa. Negli ultimi metri di gara la sua monoposto fece una piccola deviazione per toccare una bandiera canadese sull'asfalto in ricordo del pilota scomparso. Le formule minoriLa carriera di Tambay cominciò nel 1972 quando partecipò e vinse il Volant Elf. Questo successo gli permise di ottenere i finanziamenti necessari per disputare una stagione in Formula Renault terminando poi il campionato in seconda piazza. Nel 1974 il francese passò quindi alla Formula 2, disputando il campionato europeo e giungendo per due anni consecutivi secondo. Nel 1976, alla sua terza annata nella categoria era atteso come vincitore, ma concluse la stagione al terzo posto. Si spostò quindi nelle CanAm, categoria nella quale divenne campione nel 1977, anno del suo debutto. Formula 1Il debuttoVisto il buon risultato lo stesso anno debuttò anche in Formula 1, al Gran Premio di Francia, con una Surtees, mancando però la qualificazione. Dalla gara successiva passò poi alla Theodore Racing, scuderia che collaborava con la Ensign e che gli forniva il telaio. Con il team ottenne i suoi primi punti, concludendo la sua prima annata con un diciottesimo posto in classifica piloti. Gli anni in McLaren e il momentaneo abbandono della F1I buoni risultati gli valsero quindi l'ingaggio da parte della McLaren, con cui il pilota francese corse nel 1978 e nel 1979. La prima annata fu buona con otto punti conquistati, mentre la seconda fu disastrosa senza nessun risultato utile. Nel 1980 interruppe quindi la sua carriera in F1 per tornare nelle CanAm, in cui conquistò il secondo successo. Il ritorno in massima serieTornato nella massima formula nel 1981 il francese disputò la prima parte di stagione con la Theodore Racing, per cui aveva già corso alcuni anni prima, conquistando un sesto posto alla prima gara dell'anno. A metà stagione, però Tambay lasciò la scuderia e passò alla Ligier, con cui disputò i restanti Gran Premi senza concluderne uno. Il periodo in FerrariFerrari 126C2 La grande occasione per il transalpino arrivò nel 1982 quando venne chiamato dalla Scuderia Ferrari a sostituire Gilles Villeneuve, morto in un incidente in Belgio. Dopo un ottavo posto alla gara d'esordio giunse terzo al Gran Premio di Gran Bretagna e conquistò la sua prima vittoria in Germania. Sempre quell'anno, ottenne un secondo posto nella gara di casa della Ferrari, il Gran Premio d'Italia: un podio, di fronte alla folla dei ferraristi che invade il circuito di Monza, che lui stesso racconta essere una delle sue soddisfazioni più grandi[1]. Problemi alla schiena lo costrinsero al forfait in due dei successivi Gran Premi precludendogli la possibilità di raggiungere un risultato clamoroso (la vittoria del mondiale) che Rosberg conquistò con 44 punti. Chiuse poi la stagione al settimo posto con venticinque punti ottenuti. Confermato anche per il 1983 in Ferrari ottenne la sua seconda vittoria al Gran Premio di San Marino e quattro podi, oltre ad alcuni piazzamenti, che però non gli furono sufficienti a lottare per la conquista del titolo mondiale fino alla fine. Infatti Tambay concluse la stagione al quarto posto, tuttora suo miglior risultato. Il passaggio in RenaultIl francese venne poi licenziato dalla casa di Maranello per fare posto ad Alboreto e fu costretto ad accasarsi altrove. Scelse quindi la Renault, ma a causa della scarsa affidabilità della vettura, non andò oltre un secondo posto e qualche saltuario piazzamento. Al Gran Premio di Monaco, poi, il transalpino ebbe un incidente con il suo compagno di squadra Warwick e si ruppe il perone, vedendosi quindi costretto a saltare il successivo Gran Premio.A fine stagione Tambay concluse undicesimo. Per il 1985 il transalpino rimase legato alla Renault, anche a causa delle cifre troppo alte richieste da Lauda con cui la scuderia francese aveva intrapreso alcune trattative per sostituire Tambay.L'inizio della stagione fu buono con dieci punti conquistati nelle prime tre gare, compresi due terzi posti, ma il prosieguo fu molto difficile a causa dei problemi di affidabilità. Tambay fu infatti costretto al ritiro in sette occasioni e concluse cinque gare di cui solo una a punti. L'ultimo anno in F1Passato alla Lola, in cui aveva rincontrato il suo vecchio capo Carl Haas, con cui aveva corso nelle CanAm, Tambay disputò nel 1986 la sua ultima stagione in Formula 1. La scarsa affidabilità del mezzo, però, non permisero al transalpino di andare oltre un quinto posto, conquistato al Gran Premio d'Austria e un quindicesimo in classifica piloti. VittorieRisultati completi in F1Dopo la F1Dopo il suo ritiro dalla Formula 1, avvenuto nel 1986, l'anno seguente Tambay fondò una sua compagnia in Svizzera, ma ha rinunciata alla gestione di essa nel 1989 per tornare a correre. Lo stesso anno partecipò al Campionato mondiale sportprototipi guidando una Jaguar e alla 24 Ore di Le Mans, terminando la gara al quarto posto. Dal 1987 si dedica ai grandi Rally Raid e corre, tra l'altro, la Parigi-Dakar, conquistando varie vittorie di tappa e due terzi posti (1988 e 89) alle spalle degli imprendibili prototipi Peugeot. Rimane storica l'impresa del 1988 (11º Tappa: Tessalit – Lemjebir di 698 km) quando impressiona tutti volando letteralmente sopra le dune, infliggendo oltre 2 ore e mezzo di distacco alle Peugeot di Vatanen e Kankkunen |